Da una parte, il desiderio e l’esigenza di comunicare la notizia. Dall’altra, l’angoscia ad appesantire i gesti di ogni giorno. Si tratti anche di occuparsi di un semplice annuncio. La scomparsa di un familiare è un episodio di tristezza e riflessione, tuttavia alla morte di un proprio caro la parentela più stretta è chiamata a una serie di impegni che impediscono talvolta ai membri di attraversare il doloroso momento nella pace e nell’intimità.
L’incombenza di diffondere l’accaduto dalle pagine di un quotidiano, dettando a voce il necrologio a un operatore oppure compilando un apposito modulo online, rientra in ogni caso tra i compiti più semplici. È sufficiente conformarsi a una breve serie di principi ispirati al buon senso, alla compostezza, e soprattutto al buon gusto.
Quella di affidare il necrologio al quotidiano locale è una prassi seguita dalla maggioranza delle famiglie residenti in aree densamente popolate, laddove cioè la notizia non può essere trasmessa alla comunità soltanto per via orale o tramite affissioni.
La funzione di un necrologio è di carattere informativo, ciò non significa che il messaggio debba a tutti i costi apparire freddo e distaccato: si tratta pur sempre della morte di un proprio familiare, per questo sono ammessi ricordi affettuosi e citazioni.
Anche la grafica dovrebbe rispecchiare canoni di sobrietà ed eleganza: ammessi simboli religiosi e decorativi, purché in misura contenuta. Sarebbe inoltre buona norma attenersi a un tono e a un gergo coerente con la personalità e la fede del defunto (ateo, credente, praticante, etc.). Espressioni retoriche o eccessivamente creative rischiano di stonare.
Ogni necrologio dovrebbe contenere nome e cognome del defunto, il cognome del marito in caso di donna o la dicitura “vedova” qualora il marito stesso sia scomparso in precedenza. Seguiranno il luogo e la data di morte. Talvolta, alla persona deceduta appartenevano un titolo o una carica: è possibile citarli (Conte, Prof. Avv.), purché non si cada nell’esibizionismo.
Seguono generalmente i nominativi di coloro che comunicano la notizia, di solito i parenti più prossimi al defunto quali padre/madre, moglie/marito, figli e fratelli. Si precisano poi il luogo, la data e l’orario della eventuale cerimonia.
Le espressioni “esequie” e “funerali” appartengono alla famiglia dei “pluralia tantum”, quei vocaboli derivati dalla lingua latina che esigono sempre la forma plurale. Non si scriverà, quindi, “il funerale” o “l’esequia”, bensì “i funerali” e “le esequie”. In caso di cerimonia laica, si parlerà di “servizio funebre”.